Re lite Sconcerti – Mourinho: Sky, ti sorprende sempre

Giornalismo sportivo, nuovo, dinamico, non urlato.mousconcerti
Noi che siamo cresciuti con Biscardi o con le interviste possibili di Amedeo Goria ed i con commenti tecnici di Fulvio Collovati, vedere lo sport su Sky (pagato profumatamente) era ed è un piacere.
Vuoi mettere la voce ed il contagioso trasporto di Fabio Caressa con il soporifero commento del pur bravo Bruno Pizzul o le a volte parziali, ma precise disamine tecniche di Bebbe Bergomi con quelle di Sandro Mazzola?
E poi, diciamola ancora tutta, in studio con Ilaria D’Amico l’occhio si prende la sua parte rispetto magari alla visione della pur brava Stella Bruno.
Ma il sapone c’è anche per Sky, eccome.
Mario Sconcerti, trent’anni di giornalismo ad alto livello, direttore, editorialista, commentatore, amante dei numeri e delle statistiche, domenica è scivolato (col sapone di cui sopra) e ha dato, a mio parere, una immagine che poco qualifica la professione per cui è pagato anche da me, abbonato Sky.
La domenica pomeriggio deve “fare il suo mestiere”, lo hanno messo apposta per dare numeri e fare domande intelligenti, cercare di dare in là per qualche polemica, metterci del sale insomma.
Tempo addietro ha fatto “imbarcare”un paio di volte il mite Spalletti, che talvolta stava per perdere la pazienza, ma stoicamente non lo ha mai mandato “affanculo”.
Ma il buon Luciano sa come funziona in Italia, anche dopo una brutta sconfitta bisogna presentarsi in sala stampa (perché da contratto bisogna farlo, dire due cosettine semplici, girare attorno al nulla, banalità a secchiate e poi la lucina rossa si spegne e a microfoni spenti a Sconcerti e simili li mandi pure a quel paese).
Ma il buon Mario, che pensa veramente di essere bravo, con stile da inviato FOX News, ha pestato due volte piedi a quelli dell’Inter, o meglio ai tecnici dell’Inter, Baresi e Mourinho.
Dopo una vittoria dei nerazzurri, ha trovato da dire a Beppe Baresi, in diretta, che “con tutto il rispetto per Lei, ma intervistare Mourinho è un’altra cosa …” Che eleganza.
La novità, non colta dal buon Mario, che il titolare della panchina considera il suo vice assolutamente all’altezza della situazione e se si è presentato in sala stampa vuol dire che ha un suo ruolo e può anche rispondere alle semplici e solite domande di un banale assoluto che fanno quasi tutti i giornalisti dalle h. 17 in poi (anche per giorni e giorni).
Beppe Baresi glielo ha fatto notare e Sconcerti, con volto arrossato e colto in evidente ambasce, gli ha detto testuale “Baresi mi faccia fare il mio mestiere”.
Surperfluo dire che anche Baresi voleva e vuole fare il suo mestiere e se stava in sala stampa era proprio per assolvere al suo compito.
Quindi, prima novità non colta dal mondo giornalistico: anche il collaboratore dell’Allenatore può presentarsi in sala stampa, rispondere e chiarire aspetti tecnici con pieno titolo e dignità. Veda signor Mourinho, in Italia noi eravamo abituati a vedere il “secondo” ai microfoni solamente perché il titolare era squalificato o malato. In un team che si rispetti, del quale lei ne risponde a pieno titolo, aver dato spazio e risalto ad un collaboratore con il quale divide tensioni, decisioni, gioie e amarezze, qua da noi non si usa.
Invece questa sua premura, normale da altre parti, noi l’abbiamo apprezzata molto. Il buon Sconcerti, evidentemente deve parlare solo con il “Titolare”. E dire che Baresi si è presentato in sala stampa dopo una vittoria …
Ma il “titolare” di quella panchina lo ha trovato domenica, dopo la vittoria con l’Udinese.
E qui Sconcerti ha preso uno scoglio, grosso, evidente. Che fosse in conflitto di interesse, lo sapeva anche Josè, che non glielo ha mandato a dire.
“Lei è amico di Mancini”.
Il buon Josè sa che Sconcerti, alla presidenza dell’allora malata Fiorentina, chiamò il Mancio in panchina (molte cene a Roma dai tempi in cui giocava con la Lazio avevano fatto sbocciare la tenera amicizia). Ma fin qui poco da dire. Solo che il giovane e rampante Mancini, era sprovvisto di patentino, quindi era allora un abusivo. Ma Sconcerti, bene addentrato nel Palazzo, aveva avuto modo di aggirare il problema, con tanti saluti all’AIAC Nazionale e agli Allenatori in regola ( che strano, la storia somiglia quasi a quella dei giorni nostri con il Bologna, ma almeno Sinisa ha l’abilitazione . . . o no?).
Sconcerti quando “fa il suo mestiere” può anche avere le sue simpatie, Mourinho ha notato prevenzione e giustamente ha fatto notare che le cene servono per intrattenere buoni rapporti, ma con lui non ne fa perché non ne ha bisogno.
Dei ventisei tornei ai quali ha partecipato, lui ne ha vinti tredici.
Sicuramente stiamo incominciando a capire perchè in Inghilterra lo chiamavano “special one”, perchè è un allenatore moderno dal punto di vista televisivo e che non le manda certo a dire.
L’impressione è che per il momento l’Inter non stia giocando un grande calcio e che finchè i risultati sono dalla sua parte non gli si possa fare molte critiche. Lo spogliatoio dell’Inter ha fagocitato più allenatori di qualunque altra squadra negli ultimi anni. Anche con Mancini, la situazione non è mai stata del tutto tranquilla. Adesso c’è un allenatore che a volte può apparire spocchioso ma che ha dato delle regole ed è il primo a rispettarle. Si è guadagnato la fiducia dell’ambiente, dei giocatori e, scusate se è poco, sta portando i benedetti risultati. Cosa volete ancora? Telenovelas del tipo Adriano/Mancini? Eliminazioni a raffica dalla Champions?
In Italia, eravamo abituati a Terim, Lucescu, Cuper, Lazaroni, Tabarez, Perez, Carlos Bianchi. Questo è diverso, mi sembra che non abbassi la testa per fare carriera. Sconcerti lasci perdere gli antichi amori, o li consigli a qualche altra società, guardi almeno con stimolante curiosità a chi fa il suo mestiere in maniera diversa, nuova, almeno per noi. Apprezzi almeno la novità, non sia prevenuto. Chi va per mare, navigando a vista, deve mettere in conto che lo scoglio può prenderlo, prima o poi l’ora del fesso arriva per tutti. Caro Mario, ultimamente lei ha preso due scogli, ora puntelli la prora e si pari il sedere, il mare è pieno di insidie, anche per un consumato navigatore come lei. Noi la gurdiamo su Sky e sappiamo. Meglio andare avanti non crede? Anche Mancini ha scritto un pezzo di storia importante nell’Inter, ma ora c’è Mourinho, malgrado a lei non stia bene. Con affetto e simpatia.

Fiorentino Pironti, Allenatore di Base UEFA B, membro AIAC Toscana, telespettatore pagante di Sky, sportivo.

La lezione di Mourinho alle vedove di Mancini

Editoriale di Xavier Jacobelli su Mister x

Non saremo mai abbastanza grati a Josè Mourinho per la ventata di aria nuova che sta portando nel football italiano. Sia perché l’allenatore dell’Inter ha il coraggio delle sue idee sia perché i risultati gli stanno dando ragione in campionato e in Champions League, sia perché prende a calci l’insopportabile ipocrisia, l’urticante supponenza, la malcelata presunzione con la quale alcune vedove di Mancini pretendono di spiegargli come va il mondo.

E’ accaduto anche dopo la sofferta quanto fondamentale vittoria dei campioni d’Italia sulla splendida Udinese, che li aveva fatti soffrire a San Siro sino al provvidenziale gol di Cruz. Da persona intelligente qual è, Mourinho ha preso atto degli sbandamenti difensivi costati ai nerazzurri 5 gol nei due precedenti incontri (2 dalla Reggina, 2 dall’Anorthosis) e, conscio della pericolosità friulana, è tornato al 4-3-3. Josè ha fatto la mossa giusta al momento giusto e ha vinto.

Tutto il resto è fuffa. E’ fuffa chi rimpiange Mancini, dimentico di averlo attaccato sino all’ultimo giorno della sua esperienza interista o perché sodale, amico, sponsor del marchigiano che non ha bisogno di badanti per costruirsi un altro futuro. E’ fuffa chi è convinto di essere più bravo di Mourinho al punto da ritenere che le variazioni tattiche adottate contro l’Udinese non siano frutto dell’intelligenza del tecnico, ma delle critiche che gli sono state mosse. E’ fuffa chi continua a guardarsi indietro, a paragonare il presente con il passato. Addirittura, in una delle tv davanti alle quali si è presentato con educazione e intelligenza, Josè si è sentito ricordare che Moratti cacciò Simoni nonostante fosse al vertice della classifica. Ma che cosa c’entra? Ma che razza di modo di ragionare è questo? Ma perché, in questo Paese, non si parla mai di fatti concreti e si cerca di buttarla sempre in caciara? La gelosia, l’invidia, la fustrazione sono avversari rognosi anche per un totem come Mourinho che, prima di arrivare a Milano, aveva vinto 13 dei 26 trofei in cui era sceso in lizza con i club che si erano affidati a lui. Eppure, il signore portoghese ha spalle larghe e determinazione feroce per imporsi anche in Italia. Dove tutti, piaccia o no, sino alla fine dovranno fare i conti con lui e con l’Inter.
Xavier Jacobelli